Nella sua battaglia per la traduzione simultanea in lingua slovena delle sedute del Consiglio comunale, il presidente Furlanic sembrava rimasto solo. Le reazioni dei vertici del pd locale lo avevano messo in un angolo. Ma ecco che, inattesa, arriva una ferma presa di posizione dei gestori dei numerosi night club della fascia confinaria. Il titolare di un frequentatissimo centro benessere sito a due chilometri dal confine, ce ne sintetizza il contenuto: “gli italiani di Trieste, quando sono a casa loro, con le loro mogli, ragionano come se gli sloveni non esistessero. Ma dopo cena vengono a rilassarsi fra le braccia delle nostre ragazze slovene; nei nostri locali, gestiti da noi sloveni. E’ troppo comodo, e anche ipocrita, chiamarci “sciavi de merda” di giorno, per farsi belli con le mogli, e poi correre qui da noi di notte a farsi consolare. Se il Consiglio comunale non si adeguerà all’uso dello sloveno, applicheremo un sovrapprezzo alle prestazioni per i triestini. Cominceremo con un 10% per poi salire: 20%, 30% e via così, fino a raddoppiarlo. I tanti triestini, e fra questi molti politici, che vengono da noi la sera cambieranno idea”. Ma davvero i politici triestini, i consiglieri comunali e regionali, frequentano i privé d’oltreconfine? Il nostro interlocutore si allarga in un sorriso.
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