martedì 27 settembre 2016

Le profezie del vulcanico ed amatissimo: edicole e chioschi

Il Piccolo online ci propone un articolo sul destino delle edicole del centro storico con annessa polemica sull'aspetto estetico delle medesime:



Andiamo allora a rileggere cosa ci disse il nostro vulcanico ed amatissimo il  26 marzo 2016:


Vulcanissimo, dopo le brutture dobbiamo sollevarci il morale. Qualcosa di bello ci sarà da dire..

Trieste è bellissima, non c’è dubbio. Peccato che i triestini facciano poco o nulla per meritarsi tale bellezza e sembrino adoperarsi per imbruttire la loro città. Lo dice anche il Piccolo di oggi (26 marzo NdR): il primo commento dei turisti è che la città è sporca e trascurata. Si guardi intorno. Alcuni dettagli, seppur minimi, denotano un senso estetico direi bassino.

Per esempio?

Le edicole.

Le edicole?
 
Le edicole vecchio tipo, quelle in lamiera grigia. Il centro storico ne è disseminato e sono deturpanti. Vanno trasferite nei fori commerciali. Si dà un incentivo agli edicolanti perché chiudano l’orrido chiosco e traslochino in un locale più idoneo. Sarebbe più salubre anche per loro: d’inverno, con la bora, non credo sia allegro starci dentro. Non voglio fare esempi specifici ma basta guardarsi intorno.

Eliminando le edicole risolviamo il problema?
 
No di certo, bisogna riqualificare l’aspetto urbano in generale, anche in chiave turistica, ma non solo. Trieste non ha un elemento di richiamo turistico come gli Uffizi a Firenze, i Musei vaticani a Roma o il fascino di Venezia. Il suo punto di forza è l’unicità dell’architettura urbana per una città sul mare. Ma bisogna valorizzarla ed esaltarla. Troppi edifici storici, di pregio, versano in condizioni pessime e molte vie centrali o semicentrali sono trascurate, se non degradate. Serve un piano di recupero edilizio delle facciate storiche: incentivi regionali e comunali per risanare e conservare le facciate degli edifici che hanno almeno un secolo di vita. E’ inaccettabile vedere palazzi del centro scrostati e malamente “messi in sicurezza” con interventi grossolani. Ce ne sono ovunque, anche su piazza Ponte rosso. Quando li vedo non posso che pensare che i triestini non amano abbastanza la loro città, anzi, nemmeno la loro casa. Poi bisogna recuperare il decoro nelle vie abbandonate a loro stesse. Un esempio: via Battisti. Entrambi i marciapiedi sono ingombri di ogni schifezza: auto in sosta, edicole …

Aridaje..

… edicole, chioschi di fiori e di caldarroste, cassonetti – sono più di trenta – cabine Enel, tabelloni pubblicitari; insomma: un suk. Bisogna sgomberare tutto.

sabato 17 settembre 2016

Le profezie del vulcanico ed amatissimo: ex pescheria

Il Piccolo di oggi, 17 settembre, dedica un articolo alla ex Pescheria: l'imperscrutabile destino del Salone degli Incanti.

Leggiamo: 

Salvatore Porro, consigliere di Fratelli d’Italia, ricorda con nostalgia, invece, il progetto mai nato di un Delfinario. «Sarebbe stato un successo. Basta pensare al vicino Aquario, fa un milione di visitatori con due sardoni e un branzino». E quindi? «Ci sono le richieste dei cittadini che fanno danza. Non sarebbe male farne una sala da ballo per il sabato sera. Per dare uno sfogo agli anziani». Una balera sul mare. Da Salone degli incanti a salone da ballo. Facile. «Non è una brutta idea - sorride il presidente de Gioia -. Sarebbe la sala da ballo più bella d’Europa».

Ci piace allora ricordare cosa disse a bora.qua il nostro amato e vulcanico candidato sindaco nel colloquio del 24 aprile 2016 che trovate qui:

Va bene, ma torniamo al Comune, alla ex Pescheria e alla Cultura. La ritrasformiamo in mercato del pesce?



Non sarebbe neanche sbagliato, ma ormai che c’è usiamola. Per una volta potremmo dare un senso all’espressione “restituire alla città”: mettiamola a diposizione dei triestini e dei non triestini per qualcosa di loro, e non per iniziative calate dall’altro e per di più episodiche, visto non ci sono risorse.



Cioè?



Potremmo utilizzarlo come area espositiva per artisti, come teatro sperimentale, come luogo di ritrovo per serate di musica e di ballo. E’ talmente grande che può contenere un’area espositiva da autogestirsi, un palco, un’area per la danza. Lei sa che a Trieste esistono gruppi spontanei di amici che si riuniscono periodicamente per serate di ballo (dal rock anni 80 al tango, dai balli ottocenteschi all’heavy metal), itinerando fra vari locali pubblici con la loro collezione di cd. Non esistendo più le discoteche, si adattano a essere ospitati in vari locali, con il problema del disturbo per i residenti e delle autorizzazioni dei titolari. Diamo loro uno spazio pubblico quasi gratuito (basta far pagare una quota per l’assicurazione e la corrente elettrica) e usiamo la ex Pescheria come punto di riferimento per la “movida” triestina e per fare musica, così non disturbiamo i residenti che vogliono dormire.



Una milonga sul mare..
 

Un nome comunque preferibile a “Salone degli Incanti” che non ho mai capito cosa vuol dire.