sabato 16 aprile 2016

Il Vulcanissimo alla conquista di Trieste. Sesta puntata.


Vulcanissimo, sospendiamo per un momento la discussione delle linee programmatiche e diamo uno sguardo alla campagna elettorale in corso, con quattordici-quindici candidati sindaco già in pista.
 
Segno di un’attesa sproporzionata nell’istituzione Comune. Soprattutto ora, con le ristrettezze finanziarie che sappiamo, il Comune è costretto a limitarsi a ben poco oltre l’ordinaria amministrazione. Ma la buona politica si vede proprio in questo: saper gestire l’ordinaria amministrazione al meglio e far fruttare l’intelligenza per andare oltre. Sono capaci tutti di raccogliere consenso spendendo a destra e a manca. Il bravo amministratore sa farsi apprezzare nei momenti di crisi.

Comunque i candidati che ambiscono al ballottaggio sono tre. Proviamo a valutarli, cominciando dal sindaco in carica. Come ha amministrato?

Non serve che mi scomodi io a dare giudizi. Mi pare che ci abbia pensato un senatore del suo stesso partito a bocciare l’attuale sindaco. Più chiaro di così! Senza contare che R.C. ha perso per strada pezzi di maggioranza, la sinistra e l’Italia dei valori. In pratica si ripresenta con il solo PD, ed il senatore triestino del PD ha detto che doveva farsi da parte. Direi che non serve altro.

Eppure non si è scoraggiato ed ha vinto le primarie.
 
Confondendo le carte ai suoi elettori. Già cinque anni fa, come tutti sanno ma fanno finta di non sapere, RC vinse grazie alla desistenza di una grossa fetta di centrodestra. E forse anche qualcosa di più di una desistenza: si trattò di una versione locale ed anticipata di patto del Nazareno. RC è forte di una riedizione del patto, e la scomparsa della sinistra dalla sua coalizione gli fa molto comodo.

Quindi ci sarebbe una fetta di centrodestra triestino che sosterrà sotterraneamente RC?
 
Esattamente.
 
E per quale motivo?
 
I triestini non riescono a vedere Trieste in un’ottica nazionale, continuano a pensare di vivere in un’isola (felice). E invece siamo inseriti anche noi nel contesto nazionale che condizione le elezioni locali.

Si spieghi.

La strategia di SB è sotto gli occhi di tutti: più che il suo partito gli serve tenere in piedi Renzi, e sa che una sconfitta dei candidati PD alle amministrative lo metterebbe in difficoltà. Quindi SB corre per perdere un po’ ovunque. Corre per perdere a Roma e sicuramente anche a Trieste. E’ significativo che il suo candidato RDP abbia escluso la componente civicamente più attiva della sua possibile coalizione.

E’ una visione un po’ dietrologica. Anzi, molto dietrologica.
 
Lei dice? Immaginiamo di guardare Trieste da Roma. RC si è iscritto all’area renziana del PD, che tiene in pugno maggioranza parlamentare e governo. RDP, anche se qui si fa finta di non saperlo, è il terminale in regione del partito di Alfano, che sta al governo con Renzi, anzi, ne è l’alleato più forte.

Quindi?

Quindi la sfida dei Roberti, lo scontro RC-RDP è fasullo. Sono alleati a Roma e, sotterraneamente, a Trieste.

E chi dei due corre per perdere?

Sicuramente RDP non ha molta voglia di vincere, in caso contrario non avrebbe scaricato la parte più attiva dell’area di centrodestra. Ma il punto non è qui. Chiunque dei due vinca, il giorno dopo correranno a mettersi d’accordo, magari sottobanco come è stato nei cinque anni appena trascorsi.

Addirittura.

Sappiamo tutti che Trieste ha un’eminenza grigia che governa chiunque vinca. E non vedo perché dovrebbe cambiare stile. Ha mantenuto la sua presa sulla città anche senza incarichi, continuerà a farlo.

Una specie di patto del Nazareno al kren, e l'oste sarebbe GC...

Esattamente, per continuare ad abbindolare gli elettori, qui come a livello nazionale.

Ma perché i partiti dovrebbero accettare di correre per perdere?
 
Hanno alternative? L’elezione del sindaco è una sfida fra nomi, non fra coalizioni, e i partiti si devono adattare. E poi se da Roma arrivano indicazioni in un senso non possono sottrarsi. Sono finiti i tempi dei politici che raccoglievano il consenso sul territorio e andavano dai leader nazionali a portare voti, ragioni ed istanze. Adesso sono i leader nazionali a concedere in franchising il simbolo ai rappresentanti locali, che di loro non valgono nulla. Quindi zitti, muti ed obbedire.

Quindi anche qui due finti avversari che pensano prima di tutto a far fuori i 5*, che invece rischiano di vincere…

E di naufragare subito dopo. Pizzarotti vinse a Parma promettendo lo stop all’inceneritore di Ires, e poi è stato lui stesso a metterlo in funzione. Qui PM promette la stessa cosa per la Ferriera, che nessuno chiuderà mai.

Un quadro sconfortante. Ma cosa spinge la politica a tradire così vilmente i triestini?

L’impoverimento generale. La politica triestina ha vissuto di vacche non grasse, obese, per decenni. Ora che le cose vanno un po’ meno bene sono presi dal panico di dover fare troppe rinunce. Hanno mogli e figli da sistemare, amici, famigli. Uno scontro vero ed una sconfitta vera li metterebbe a terra: meglio imboccare una strada inciucista che, vada come vada, garantisce qualcosa a tutti. A scapito della gente comune. Tenga conto che i barili in cui raschiare sono sempre di meno e sempre più vuoti. L’Acegas è stata una grande mangiatoia, ed in parte molto ridotta lo è ancora, ma i bolognesi non li lasceranno fare ancora per molto. La Cassa di Risparmio ha foraggiato tutto e tutti, ma ora che la fondazione è stata saccheggiata, da lì viene ben poco. Le Coop operaie non ci sono più, Friulia deve fare i conti con se stessa e Mediocredito è un buco nero. Ripeto: il grasso da raschiare è sempre meno, anche perché da Roma arriva poca roba, ed è meglio spartirselo fra amici.

Sembra un proclama da 5*: facciamo piazza pulita.

La premessa porterebbe a ciò. Ma se anche mandi via tutti con chi li sostituisci? E chiunque tu metta, cosa previene dal ripetere i comportamenti deleteri? La soluzione 5* è illusoria: azzerare tutto colpisce prima di tutto chi ha di meno, mentre chi detiene il potere trova sempre il modo per mettersi in salvo e, anzi, nel torbido del repulisti trova il modo di fare incetta.

Quindi?

A livello locale e nazionale serve una terza via. Bisogna individuare le cose che vanno bene e distinguerle da quelle che non vanno, separare il grano dal loglio e portare il grano ai mulini che funzionano.

Facile a dirsi, ma qual è lo strumento?

Meno burocrazia e più giustizia. Moralità e buonsenso.

Dove li troviamo?

Abbondano ovunque, tranne là dove si governa.


(6. continua)

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