sabato 26 marzo 2016

Il Vulcanissimo alla conquista di Trieste. Quinta puntata.



Vulcanissimo, dopo le brutture dobbiamo sollevarci il morale. Qualcosa di bello ci sarà da dire..

Trieste è bellissima, non c’è dubbio. Peccato che i triestini facciano poco o nulla per meritarsi tale bellezza e sembrino adoperarsi per imbruttire la loro città. Lo dice anche il Piccolo di oggi (26 marzo NdR): il primo commento dei turisti è che la città è sporca e trascurata. Si guardi intorno. Alcuni dettagli, seppur minimi, denotano un senso estetico direi bassino.

Per esempio?

Le edicole.

Le edicole?
 
Le edicole vecchio tipo, quelle in lamiera grigia. Il centro storico ne è disseminato e sono deturpanti. Vanno trasferite nei fori commerciali. Si dà un incentivo agli edicolanti perché chiudano l’orrido chiosco e traslochino in un locale più idoneo. Sarebbe più salubre anche per loro: d’inverno, con la bora, non credo sia allegro starci dentro. Non voglio fare esempi specifici ma basta guardarsi intorno.

Eliminando le edicole risolviamo il problema?
 
No di certo, bisogna riqualificare l’aspetto urbano in generale, anche in chiave turistica, ma non solo. Trieste non ha un elemento di richiamo turistico come gli Uffizi a Firenze, i Musei vaticani a Roma o il fascino di Venezia. Il suo punto di forza è l’unicità dell’architettura urbana per una città sul mare. Ma bisogna valorizzarla ed esaltarla. Troppi edifici storici, di pregio, versano in condizioni pessime e molte vie centrali o semicentrali sono trascurate, se non degradate. Serve un piano di recupero edilizio delle facciate storiche: incentivi regionali e comunali per risanare e conservare le facciate degli edifici che hanno almeno un secolo di vita. E’ inaccettabile vedere palazzi del centro scrostati e malamente “messi in sicurezza” con interventi grossolani. Ce ne sono ovunque, anche su piazza Ponte rosso. Quando li vedo non posso che pensare che i triestini non amano abbastanza la loro città, anzi, nemmeno la loro casa. Poi bisogna recuperare il decoro nelle vie abbandonate a loro stesse. Un esempio: via Battisti. Entrambi i marciapiedi sono ingombri di ogni schifezza: auto in sosta, edicole …

Aridaje..

… edicole, chioschi di fiori e di caldarroste, cassonetti – sono più di trenta – cabine Enel, tabelloni
pubblicitari; insomma: un suk. Bisogna sgomberare tutto.

E dove lo si sposta?

Le auto non possono sostare su un marciapiede, punto. Di edicole e chioschi ho detto ed i cassonetti vanno collocati in isole ecologiche nelle vie laterali. Basta buon senso e collaborazione con gli esercenti. I quali hanno ragione a dolersi dell’abbandono e vanno esortati a collaborare. Cammineranno un po’ per gettare l’immondizia ma avranno un marciapiede libero.

Altri esempi?

Basta guardarsi intorno: via Rossetti, via dei Piccardi, via Diaz, via Cadorna, via Lazzaretto vecchio... Abbiamo già detto che bisogna ridurre le auto in sosta con il sistema dei parcheggi a pagamento per i non residenti. L’attuale giunta aveva annunciato attenzione per le periferie, ma io non vedo attenzione nemmeno per il semicentro. Solo qualche cretinata nel solito Borgo teresiano, il nulla.

Cretinata?

L’intervento in piazza Ponte rosso non mi sembra riuscito. Ribadisco che bisognerebbe pedonalizzare via Roma, ma non basta buttar lì due masegni per dire di aver riqualificato una piazza storica. E comunque un anno di tempo per un lavoro del genere è inaccettabile.Un ultima nota per foro Ulpiano: vorrei capire a chi piace così come è. Con il prato per deiezione canina, i camminamenti in cemento armato e le casematte per l’accesso al parcheggio. Un obbrobrio. E taccio su piazza Goldoni..

No, no.. dica

C’è da dire? Il Muro dei Fucilati, il Grande Orinatoio e lo Scopino Gigante. 

C’è tanto lavoro da fare, quindi, ma con le ristrettezze finanziarie…
 
Intanto si comincia. Se avessimo iniziato per tempo con opere di buon senso adesso potremmo aver raggiunto qualche risultato. Sono stati sprecati anni e milioni di euro. E si continua a sprecare..

Dove?

Il Magazzino vini, per dirne una.

Ma quella non è opera del Comune.

Della Fondazione CRT, che gestisce un patrimonio pubblico: Comune, Regione, Provincia. Quindi sono soldi nostri che dovevano essere spesi diversamente.

Cosa c’è che non va nel progetto Eataly? Lei che avrebbe fatto? Il Centro congressi, come doveva essere?
 
Né Eataly né congressi. Andava buttato giù. Era un rudere privo di qualsiasi valore artistico e la collettività, a quel che leggo, ci ha investito ventitré – dico ventitré – milioni di euro, che probabilmente in realtà sono molti di più.

Ma nascerà un gioiello della ristorazione.
 
Privato. Che darà profitti a un privato. I triestini pagano e altri fanno profitti. Con altri soldi dei triestini, che pagheranno 10 euro per un trancio di pizza. Che sarà anche speciale, ma pur sempre trancio di pizza è. Sono curioso poi di sapere i termini dell’affitto, tenuto conto che l’operazione è già di per sé di dubbia trasparenza, perché un bene che di fatto è pubblico viene concesso senza gara, a trattativa privata. Leggo di un canone di 400mila euro annui. Quindi ci vorranno sessant’anni per rientrare dell’investimento per il recupero. Le pare sensato? Fossimo un Comune che può buttare soldi capirei, ma invece ci dicono che i soldi non ci sono. Però per fare regali a Farinetti li hanno trovati. Mi chiedo poi quale sia la clausola rescissoria: se Eataly decide di recedere dal contratto, quanto paga di penale? Perché in quel caso ci troveremmo un mostro sulle Rive, fatto e pensato per Eataly e quindi inutilizzabile. Se dovesse venir abbandonato ci ritroveremmo con un nuovo mostro urbano. Al modico prezzo di 23 milioni di euro.

La vedo alterato.
 
Come prima cosa metterò in discussione la gerenza della Fondazione CRT.

(5. continua)

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