sabato 19 marzo 2016

Il Vulcanissimo alla conquista di Trieste. Seconda puntata.



Signor Vulcanissimo, è venuto il momento di passare ai contenuti. Nelle ultime settimane ha tenuto banco la proposta di creare la città metropolitana.

Idea vecchia di anni, sposata ora da persone che in passato l’avevano osteggiata. E’ solo aria fritta, dal momento che neppure nelle città per le quali è stata pensata si sta realizzando. In ogni modo l’orientamento generale è di istituire la Città metropolitana là dove vi è almeno un milione di abitanti. Quindi, per Trieste, stiamo parlando di niente.

Allora perché se ne discute? 

Si parla di Città metropolitana come anche di provincia autonoma, di Mega Uti, di fusione con Gorizia o di Territorio libero di Trieste. Mi meraviglio che nessuno abbia rispolverato l’Adriatisches Kustenland o proposto l’Unione delle repubbliche marinare dell’alto Adriatico.

Mettere tutto sullo stesso piano sembra una provocazione.

Provocazione che serve a far capire che è politicamente disonesto far credere agli elettori che il futuro della città possa cambiare creando nuove strutture amministrative. La burocrazia crea lavoro per i burocrati e basta.

Quindi fumo negli occhi?

E’ sotto gli occhi di tutti che la città di Trieste coincide con il Comune, ed è il Comune che deve occuparsi dei problemi, altro non serve. La Provincia aveva la funzione marginale di integrare con la città aree minori non assimilabili per ragioni linguistiche e storiche. Essendo, proprio per questo, un istituto utile hanno pensato bene di abolirlo.

Bocciatura totale.

Purtroppo la retorica politica prevale sul buon senso ed a farne le spese sono i cittadini.

Ma chi propone la città metropolitana sostiene che arriverebbero 50 milioni di euro.

E cosa ci facciamo con 50 milioni di euro? Non bastano neppure per risanare palazzo Carciotti. Rivoluzionare le istituzioni per avere due soldi mi pare una stupidaggine. Non avendo idee su quello che si può fare, la gente butta là idee a casaccio, facendo credere che da esse scaturirà chissà cosa. Invece se ci sono progetti buoni li si può realizzare con le istituzioni esistenti, anche con un commissario. Bisogna averli però, i progetti buoni.

E allora che progetti facciamo?

Siamo in epoca di vacche magre. Dobbiamo gestire l’esistente e porre le basi per il domani. La chiusura di Ezit e di Sviluppo Italia è una buona notizia. Deve essere il Comune in primis a cercare le soluzioni per riportare investimenti produttivi nella zona industriale. Esiste un assessore comunale alle attività produttive, ma mi risulta che attualmente si occupi di attività produttive in Slovenia. Ecco, forse sarebbe meglio un assessore che si dedica alle attività produttive a Trieste. Partiamo dalle imprese vicine, friulane e venete, e vediamo cosa possiamo fare per portare qui linee produttive. Il porto offre vantaggi considerevoli, la fiscalità è favorevole ed il Comune può studiare forme di agevolazione.

Ma il progetto dei progetti è il riuso del Porto vecchio.
 
La stasi del Porto vecchio è stato il grande alibi della politica cittadina per almeno trent’anni. Ci dicevano: “va tutto male perché il Porto vecchio è fermo. Appena lo potremo riutilizzare Trieste risorgerà”. Bene: ora l’alibi è caduto e voglio vedere cosa succede. Ovviamente non si può che essere favorevoli ad una riqualificazione economicamente valida, ma non ho ancora capito cosa pensano di farci. Voglio dire: fra tutti quelli che parlano di riuso, ce n’è almeno uno che ha fatto una proposta concreta e credibile? Dico una. Da quello che leggo il Comune paga una società che va in giro a proporre il Porto vecchio a destra e a sinistra, senza un piano, neppure di massima, e senza alcun vincolo di risultato. Poi magari questi tornano qui e ci dicono: “spiacenti, del vostro Porto vecchio non frega niente a nessuno. Ecco il conto per la nostra consulenza”.

Va bene, ma uno sforzo va fatto comunque.

Io la metto così. Se a qualcuno interessa il Porto vecchio o una sua parte, venga a Trieste e ci dica cosa vuole fare. Vedremo il progetto e valuteremo. Andare in giro con il cappello in mano ci espone al rischio di perdere tempo e denaro o, peggio, di importare in città meri speculatori.

Il palazzo dei congressi al Silos è una proposta concreta.

Ma congressi di che? Con chi? Guardiamo in faccia la realtà: Trieste è una città irraggiungibile. L’Alta velocità ferroviaria non arriverà mai (per fortuna) ed è un miracolo se riusciamo a mantenere i pochi collegamenti ferroviari che abbiamo; l’aeroporto è una barzelletta e automobilisticamente siamo remoti da tutti. L’idea di fare congressi a Trieste è surreale. Senza contare che la crisi ha colpito duramente il turismo congressuale anche là dove era consolidato.

Eppure l’attuale sindaco ha annunciato il progetto come certo.

Se è per quello era certo anche il parcheggio interrato sulle Rive. Ne ha più sentito parlare? Forse voleva solo litigare con la sua minoranza interna.

Mettiamo il Palazzo dei congressi nell’elenco delle promesse di Pulcinella?

Un palazzo dei congressi Trieste ce l’ha, la Stazione marittima. Fa schifo ma c’è. Potremmo rimodernare quello, tanto per parlare di cose sensate e non di sogni che non vedremo mai realizzati.

Questo discorso vale anche per il concetto stesso di riuso del Porto vecchio, a quello che capisco. E’ un’area definitivamente persa secondo lei? Proprio non ci si può fare nulla?

Non sono un urbanista, né un imprenditore 3.0. Se qualcuno ha idee realizzabili è benvenuto, ma dobbiamo fare i conti con la realtà. In quell’area ci sono enormi magazzini vincolati dalla Sovrintendenza, strutture antiche e pensate per contenere merci. Trasformarli in edifici ad uso diverso ha costi enormi e la funzionalità del risultato è tutta da dimostrare. Francamente le perplessità sono tante. L’affaccio sul mare è un fatto unico, ma come lo si sfrutta? Io sono d’accordo con chi dice che è un sito estremamente suggestivo, addirittura fascinoso. Ma la suggestione ed il fascino non si vendono.

C’è il mare, si parla di turismo.

E’ un mare portuale, non balneabile. E prendete l’esempio della Maddalena. Lì c’è il mare della Sardegna, il progetto lo hanno fatto i migliori architetti. Eppure sta andando tutto in malora.

Quel che non va altrove potrebbe funzionare qui.

Anche noi abbiamo il nostro precedente: Porto san Rocco. Andiamo a rileggere cosa si diceva delle magnifiche sorti della rinata Muggia grazie a quel progetto. Doveva cambiare la storia di tutto il territorio. Ho perso il conto di quanti fallimenti ha messo in fila la società Porto san Rocco. Con il Porto vecchio rischiamo di ripetere l’esperienza moltiplicata per mille. E a chi dico io credo stiano fischiando le orecchie.

Va bene signor Vulcanissimo, ci ha un pochino depressi ma continueremo la conversazione..

(2. continua)

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