Signor Vulcanissimo, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti, il Porto vecchio. Al di là delle perplessità, credo che anche lei abbia pensato a qualcosa. Dimentichiamo le ristrettezze e immaginiamo di avere tempo e denaro a disposizione, sogniamo.. Cosa ci farebbe?
L’unica cosa sensata sarebbe un Centro direzionale. Spostare in Porto vecchio le principali strutture pubbliche: Palazzo di Giustizia, prefettura, questura, uffici regionali, e pure Catasto, Tavolare, Agenzia delle entrate, INPS.. eccetera. Insomma un luogo dove uno va e trova tutto senza diventare scemo per trovare parcheggio in giro per Trieste. Certo che poi si aprirebbero altri problemi..
Cioè?
Se spostiamo lì gli uffici pubblici, si svuota il corpo della città e nasce, o, meglio, si aggrava, il problema di come riutilizzare gli stabili abbandonati. Che ne faremmo dell’attuale Palazzo di Foro Ulpiano, per esempio? In compenso si darebbe un bel taglio al problema dei parcheggi, togliendo dal centro il flusso veicolare che si convoglia sugli uffici sparsi nelle varie sedi.
E in un colpo solo abbiamo toccato tre temi non da poco: traffico, parcheggi e recupero edilizio. Argomenti che tengono banco da sempre.
Cominciamo dal traffico. Quindici anni di chiacchiere su un piano traffico che non è mai stato realizzato. Ci sarà un motivo, le pare?
E qual è?
Trieste non ha bisogno di un piano del traffico. Perlomeno non di un piano organico che ridefinisca le linee generali dei flussi veicolari.
Ah no?
Lei vede ingorghi? Vede arterie inutilizzate? Vede vie sovraccariche? A parte qualche fisiologica criticità in certi orari, il traffico automobilistico è scorrevole e stabile da anni. E grazie alla bora l’inquinamento atmosferico è sotto controllo. Quindi non vedo ragioni di rivoluzionare tutto, anche perché non esistono margini di modifica sostanziale. La città è questa, le arterie sono queste e non possiamo crearne di nuove. A meno di non voler asfaltare il golfo o scavare un tunnel nel ciglione carsico.
Immobilismo totale?
No, lentamente, senza traumi, si possono portare migliorie. Ma senza fantasie tipo la chiusura alle auto di Corso Italia, che potrà piacere ai commercianti, ma è irrealistica. Il traffico che passa di lì dove lo convogliamo?
E la pedonalizzazione di via Mazzini?
Quella non l’ho capita, e, visto come è finita, evidentemente nemmeno chi l’ha fatta. Fino a quando il traffico automobilistico privato esisterà, dobbiamo accettare il principio che le vie che reggono traffico devono essere percorribili, mentre la pedonalizzazione può riguardare strade strette, brevi, che non sopportano un traffico rilevante e che quindi possono essere chiuse senza impatto negativo sulla fisiologia dei flussi. In questa ottica via Mazzini, che regge importanti linee di autobus, non può venire chiusa. In quella zona, piuttosto, si potrebbe ragionare sulla pedonalizzazione di via Roma, fra e delle vie San Spiridione e Filzi fra Corso Italia e via Valdirivo, deviandone i flussi, rispettivamente, sulle Rive e su via Carducci.
I vantaggi quali sarebbero?
Creeremmo un’isola pedonale lungo tutto il canale, dal mare fino a piazza S. Antonio, comprendente piazza Ponte Rosso, che al momento è tagliata a metà dal traffico di via Roma. Come se lei, in casa sua, per andare in bagno, dovesse attraversare il soggiorno.
Vedo qualche difficoltà nelle vie adiacenti, e comunque anche lei insiste nel medesimo segmento della città.
Ha ragione, si può intervenire anche altrove. Butto qualche esempio: via San Francesco. E’ talmente stretta che non contiene auto in sosta e neppure regge un traffico significativo. Nel tratto da piazza Giotti a via Carducci la si potrebbe pedonalizzare, deviandone il traffico su via Battisti. Otterremmo il risultato di rivitalizzare una zona del centro che è stata completamente trascurata. I commercianti della zona hanno ragione a dolersene. Anche nel dedalo di vie in zona Ospedale Maggiore, fra Rossetti, Piccardi, Conti, Foscolo e Pascoli si possono fare delle mini-chiusure che, senza modificare la circolazione, potrebbero dare respiro alla zona e riqualificarla. Insomma, interventi mirati e ragionati che non alterano l’impianto della circolazione ma danno respiro alle singole aree del centro.
Null’altro sul problema del traffico?
Detto che il tunnel di piazza Foraggi resta una vergogna da cancellare quanto prima, Trieste si caratterizza per una serie di tante piccole criticità. Doppi sensi in vie strettissime che diventano alternati in presenza di autobus, precedenze illogiche non segnalate, viottoli che dovrebbero essere pedonali e invece sono percorribili. Una qualche razionalizzazione si può e deve fare. Ne dico una: la rotatoria allaconfluenza fra via Flavia e strada della Rosandra non può essere rinviata. Ma più grave è sicuramente il problema dei posti auto, dei parcheggi in strada.
Ecco. Come la mettiamo?
L’idea di risolvere la questione coi parcheggi multipiano si è rivelata fallimentare. La gente non può permettersi di spendere cifre folli per un box auto: siamo a Trieste, non a Montecarlo. Cinquantamila euro per un box, cui vanno aggiunti gli oneri di gestione del parcheggio sono un controsenso, tanto più che non essendo stata vietata la sosta a bordo carreggiata, la gente ha mantenuto la vecchia abitudine di parcheggiare in strada.
E allora?
I quartieri del centro vanno divisi in sottoaree nelle quali la sosta in strada deve essere gratuita per chi in quell’area risiede o possiede la propria attività (tipo un negozio), mentre per tutti gli altri deve essere a pagamento.
Questo risolverebbe il problema?
Non definitivamente e non del tutto, ma sarebbe l’inizio della soluzione. Questo sistema darebbe più spazi ai residenti, garantirebbe introiti al Comune e fornirebbe una indicazione diretta delle esigenze reali di posti auto nelle zone centrali, su cui ragionare per trovare una soluzione definitiva. Inoltre, là dove vi sono parcheggi multipiano già realizzati, penso per esempio a via Fabio Severo o a via del Teatro romano, bisogna avere il coraggio di vietare la sosta in strada per incentivare l’uso dei parcheggi stessi.
(3. continua)
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