giovedì 31 luglio 2014

“Trasformare la Sissa in una pizzeria”

“La posizione è meravigliosa, l’edificio splendido, il parcheggio amplissimo ed il parco è un sogno, ma la città non ne trae alcun beneficio”. E’ questo il pensiero sull’ex Santorio, attuale sede della Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati, di un vulcanico ed amatissimo ex amministratore del centrodestra cittadino, che prosegue: “La scienza teorica [testuale, NdR] non ha futuro e non serve, né all’Italia né a Trieste, meglio sarebbe trasformare questa sede in una grande pizzeria con vista panoramica sul golfo. Riqualificare il personale, trasformando gli scienziati in pizzaioli e camerieri sarebbe di beneficio per tutti. E’ arcinoto che un pizzaiolo guadagna il quadruplo di un ricercatore”.

lunedì 28 luglio 2014

“Viale Miramare a senso unico fino a Grignano”


“Non è possibile far due ore di coda per arrivare a Barcola: viale Miramare deve essere a senso unico almeno fino a Grignano”. In piena stagione estiva un vulcanico ed amatissimo ex amministratore cavalca la frustrazione dei bagnanti, costretti a lunghe code per raggiungere l’agognato asfalto rivierasco. E per il ritorno? La risposta è tranchant: “Questi son dettagli, pensiamo prima a fare il senso unico in uscita, poi penseremo a come tornare indietro.”

Rari nantes in gurgite vasto



Il social, l'immagine e le principali personalità intellettuali triestine del nostro tempo. Oltre il selfie e i ritratti, molti si riprendono, vengono ripresi o immortalati come vivi e altri (non necessariamente solo i defunti) come statue.
Prendendo ad esempio questo scatto, si può scorgere la prefigurazione del programma intellettuale del fotografo: conferire un nuovo statuto alla notorietà intellettuale, facendola circolare anche presso i ceti che non usufruiscono, o usufruiscono solo in parte, del pensiero e dei suoi prodotti.
In altre parole: far sì che la fama sia più larga della fruizione delle opere, pensiero e stile, e in qualche modo svolgere anche un’azione promozionale del profilo artistico.
Il secondo punto focale di immagini come questa intende evidenziare - o creare - connessioni e solidarietà fra uomini di pensiero, letterati e celebrità diverse, mostrando una società intellettuale, una classe dirigente pensante che sta sulla scena pubblica, ha rapporti di scambio in reciproca autonomia con lo sport, la politica, letteratura, il giornalismo. Una élite votata a rapporti intensi con il fitness, i social e i mass media che riproducono tecnicamente le opere o i loro simulacri: diffondono a immagini il pensiero o facendolo conoscere dai profili sui social network e dai siti su cui esse appaiono.
Se nel passato primordiale della rete, la gloria, imperitura, risiedeva nei monumenti e la celebrità era effimera, stiamo ora assistendo alla realizzazione delle idee di Roland Barthes secondo cui la fotografia, l'immagine e il selfie sostituisce il monumento come luogo moderno della memoria culturale e contribuisce potentemente ad una nuova concezione della celebrità, che sempre più – nel terzo millennio – andrà verso il successo e il divismo.
E anche grazie a questa evoluzione dello strumento, si maturano e realizzano intensi contatti con la parte più colta e più aperta della classe dirigente della nostra città, che tra l’altro costituisce il miglior mercato del prodotto culturale; una società prevalentemente giuliana, anzi triestina, ma altresì pronta ad aprirsi agli esuli di altri paesi e ad artisti di fama internazionale.

domenica 27 luglio 2014

La verità sul rigassificatore di Zaule


Il progetto, costato milioni di euro, era pronto, ma in realtà nessuno lo voleva realizzare. Non c’è triestino che non si domandi come possa essere arrivato ad un passo dalla messa in opera un impianto che Regione, Provincia e Comune vedevano come il fumo negli occhi. Bora.qua è in grado di svelare i retroscena di questa oscura vicenda, che costituisce uno dei tanti esempi di spreco di denaro pubblico.

Negli uffici del Ministero dello Sviluppo economico si discuteva della possibilità di costruire uno o più impianti di rigassificazione, ma il problema era trovare l’ubicazione, superando le resistenze degli enti locali. Non siamo in grado di definire esattamente il periodo, ma possiamo dire che il dicastero contattò le autorità di numerose città costiere (Ravenna, Genova, Ancona, Taranto, Livorno..) ottenendo sistematicamente secchi rifiuti: non ne volevano nemmeno sentir parlare. Venne il nostro turno ed il ministro in persona telefonò al sindaco di Trieste, domandandogli se acconsentiva all’installazione di un rigassificatore nel golfo della città. La risposta fu laconica e senza appello: “Volentieri”. 

Cosa intendesse il nostro primo cittadino, è chiarissimo: nessun rigassificatore nel mare di Trieste. Ed anche per il ministro la risposta era chiarissima, ma nel senso opposto: via libera al progetto. Sul fascicolo del ministero fu quindi apposto il timbro “Trieste” e l’iter prese il suo avvio.  Si sa come vanno le cose in Italia, fermare la burocrazia è quasi impossibile, ci furono le elezioni, cambiò la giunta, e quando ci si accorse dell’equivoco la frittata era fatta: tornare indietro non si poteva.

Come sappiamo, ci si è fermati appena in tempo, ma quell’equivoco è costato milioni di euro in progetti, perizie, controperizie ed ha fatto correre a Trieste un pericolo enorme. Forse per questo, si dice, sugli apparecchi telefonici in uso negli assessorati comunali è stato applicato un adesivo recante il seguente monito:  “se chiamano da Roma, parla italiano”. Basterà?

L’Armata Rossa acquista la caserma Vittorio Emanuele III


“Ma chi cazzo volete che se la compri una caserma?” Sarebbe cominciato tutto da queste parole, sfuggite ad uno sconsolato funzionario del Demanio nel corso di una riunione con i tecnici del Comune di Trieste. Il problema è quello del riutilizzo della storica caserma di via Rossetti, che rischia di scivolare nel degrado se non si troveranno istituzioni pubbliche disposte a rilevarla. Si era parlato della Provincia, che intendeva trasformarla in un polo scolastico, ma i costi della riconversione sono apparsi subito proibitivi. Ecco allora la lampadina che si accende: solo un esercito può essere interessato a una caserma. Andati a vuoto i primi contatti con i ministri della difesa austriaco e sloveno, si è affacciata la prospettiva di un'intesa con Mosca. Trieste è già meta di molti oligarchi russi, che qui hanno acquistato residenze di lusso, e l’idea di creare un pensionato per i militari dell’Armata Rossa a riposo, nostalgici dello scomparso impero sovietico, è venuta da sé. Da quanto si apprende, per rendere più familiare il soggiorno degli ospiti, la struttura manterrà i connotati di caserma, con dotazione di armi leggere e forse di qualche carro armato. La stessa vita interna sarà scandita dalle norme della disciplina militare (sveglia all’alba, adunata, alzabandiera eccetera). Non sappiamo se il “battaglione” di soldati in pensione verrà impegnato anche in (finte) manovre sul Carso, ma di certo in via Rossetti torneranno ad echeggiare i comandi militari, a risuonare l’inno nazionale ed a sventolare la bandiera. Ma saranno la bandiera rossa e l’inno dell’Unione sovietica.