Il social, l'immagine e le principali personalità
intellettuali triestine del nostro tempo. Oltre il selfie e i ritratti, molti
si riprendono, vengono ripresi o immortalati come vivi e altri (non
necessariamente solo i defunti) come statue.
Prendendo ad esempio questo scatto, si può scorgere la
prefigurazione del programma intellettuale del fotografo: conferire un nuovo
statuto alla notorietà intellettuale, facendola circolare anche presso i ceti
che non usufruiscono, o usufruiscono solo in parte, del pensiero e dei suoi
prodotti.
In altre parole: far sì che la fama sia più larga della
fruizione delle opere, pensiero e stile, e in qualche modo svolgere anche
un’azione promozionale del profilo artistico.
Il secondo punto focale di immagini come questa intende
evidenziare - o creare - connessioni e solidarietà fra uomini di pensiero,
letterati e celebrità diverse, mostrando una società intellettuale, una classe
dirigente pensante che sta sulla scena pubblica, ha rapporti di scambio in
reciproca autonomia con lo sport, la politica, letteratura, il giornalismo. Una
élite votata a rapporti intensi con il fitness, i social e i mass media che
riproducono tecnicamente le opere o i loro simulacri: diffondono a immagini il
pensiero o facendolo conoscere dai profili sui social network e dai siti su cui
esse appaiono.
Se nel passato primordiale della rete, la gloria,
imperitura, risiedeva nei monumenti e la celebrità era effimera, stiamo ora
assistendo alla realizzazione delle idee di Roland Barthes secondo cui la fotografia,
l'immagine e il selfie sostituisce il monumento come luogo moderno della
memoria culturale e contribuisce potentemente ad una nuova concezione della
celebrità, che sempre più – nel terzo millennio – andrà verso il successo e il
divismo.
E anche grazie a questa evoluzione dello strumento, si
maturano e realizzano intensi contatti con la parte più colta e più aperta
della classe dirigente della nostra città, che tra l’altro costituisce il
miglior mercato del prodotto culturale; una società prevalentemente giuliana,
anzi triestina, ma altresì pronta ad aprirsi agli esuli di altri paesi e ad
artisti di fama internazionale.
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