lunedì 28 luglio 2014

Rari nantes in gurgite vasto



Il social, l'immagine e le principali personalità intellettuali triestine del nostro tempo. Oltre il selfie e i ritratti, molti si riprendono, vengono ripresi o immortalati come vivi e altri (non necessariamente solo i defunti) come statue.
Prendendo ad esempio questo scatto, si può scorgere la prefigurazione del programma intellettuale del fotografo: conferire un nuovo statuto alla notorietà intellettuale, facendola circolare anche presso i ceti che non usufruiscono, o usufruiscono solo in parte, del pensiero e dei suoi prodotti.
In altre parole: far sì che la fama sia più larga della fruizione delle opere, pensiero e stile, e in qualche modo svolgere anche un’azione promozionale del profilo artistico.
Il secondo punto focale di immagini come questa intende evidenziare - o creare - connessioni e solidarietà fra uomini di pensiero, letterati e celebrità diverse, mostrando una società intellettuale, una classe dirigente pensante che sta sulla scena pubblica, ha rapporti di scambio in reciproca autonomia con lo sport, la politica, letteratura, il giornalismo. Una élite votata a rapporti intensi con il fitness, i social e i mass media che riproducono tecnicamente le opere o i loro simulacri: diffondono a immagini il pensiero o facendolo conoscere dai profili sui social network e dai siti su cui esse appaiono.
Se nel passato primordiale della rete, la gloria, imperitura, risiedeva nei monumenti e la celebrità era effimera, stiamo ora assistendo alla realizzazione delle idee di Roland Barthes secondo cui la fotografia, l'immagine e il selfie sostituisce il monumento come luogo moderno della memoria culturale e contribuisce potentemente ad una nuova concezione della celebrità, che sempre più – nel terzo millennio – andrà verso il successo e il divismo.
E anche grazie a questa evoluzione dello strumento, si maturano e realizzano intensi contatti con la parte più colta e più aperta della classe dirigente della nostra città, che tra l’altro costituisce il miglior mercato del prodotto culturale; una società prevalentemente giuliana, anzi triestina, ma altresì pronta ad aprirsi agli esuli di altri paesi e ad artisti di fama internazionale.

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