E’ questa la sorprendente conclusione cui sarebbe giunta la Commissione
di Studi Storici e Geopolitici dell’Onu a seguito degli accertamenti
susseguenti agli esposti del Movimento Trieste Libera. Ufficialmente
le rivendicazioni sono state respinte con sufficienza, ma, nel segreto dei
corridoi, Ban Ki-Moon in persona ha incaricato la commissione di approfondire la
questione sul piano storico e giuridico.
Il responso, sulle prime, è quello che sappiamo: il
Territorio Libero di Trieste, giuridicamente, non è mai esistito e le
rivendicazioni del Movimento sono infondate. Ma il problema sorge dopo: la
sovranità italiana su Trieste non può provenire da un ente mai esistito (il
Tlt) e quindi, in base al principio della reviviscenza, deve derivare da un
accordo con l’istituzione che lo ha preceduto. Non la Repubblica Sociale Italiana,
che non governava queste zone, ma l’amministrazione tedesca dell’Adiatische
Kustenland, governatorato del Terzo Reich. Il guaio è che un passaggio formale dall’A.K. alle istituzioni italiane non è mai
avvenuto, e da ciò consegue la possibilità che la Germania rivendichi la sovranità
su Trieste.
Posta in questi termini la questione parrebbe comica, ma non
lo è, e seppure la materia sia complessa, cercheremo di riassumerla. Nel
maggio 1945 la Germania cessò di esistere, per rinascere, col nome di Repubblica Federale Tedesca (BRD), nel 1948. Alla sua nascita la BRD riconobbe la Repubblica Italiana e la Federazione Jugoslava e ciò comportò l’accettazione dei confini
dell’epoca, con contestuale rinuncia a qualsiasi rivendicazione sul passato.
Germania e Italia riconobbero quindi i confini del 1948, che non comprendevano
la zona A del Tlt (Trieste), all’epoca sottoposta ad amministrazione alleata.
Lo stesso avvenne con la Jugoslavia che però, non essendo alleata della rinata
Germania, pretese che i protocolli di accordo contenessero una clausola con la
quale Bonn accettava le rivendicazioni di Belgrado sulla zona B del Tlt. Una
cautela che Roma, contando sulla comune alleanza sancita dall’adesione alla
Nato, non si premurò di far trascrivere.
Con la fine dell’occupazione alleata (1955) fra BRD e
Jugoslavia tutto filò liscio e Belgrado poté annettere la zona B senza che i
tedeschi potessero e possano dire alcunché. Ma per l’Italia la questione è
diversa. Nessun accordo italo-tedesco stabilisce che la zona A compete all’Italia
e pertanto Berlino, che la amministrava prima dell’arrivo degli alleati e dell’istituzione
del Tlt (che si è detto non essere mai esistito) avrebbe diritto a rivendicarla come
territorio appartenente al ex Terzo Reich e quindi alla rinata Germania.
Fantapolitica? Sta di fatto che il dossier della Commissione
Onu è arrivato sulle scrivanie dei ministeri degli esteri italiano e tedesco e
la questione sta creando imbarazzo e nervosismo. “E se Berlino ci chiede di consegnare
Trieste?” si chiedono allarmati a Roma. Alcuni contatti informali ci sarebbero
già stati e sembra che Angela Merkel abbia voluto rassicurare il governo
italiano: “di una città di pensionati non sappiamo cosa farcene. Tenetevela
pure.” Avrebbe detto a Napolitano.
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