“Ma chi cazzo volete che se la compri una caserma?” Sarebbe
cominciato tutto da queste parole, sfuggite ad uno sconsolato funzionario del
Demanio nel corso di una riunione con i tecnici del Comune di Trieste. Il
problema è quello del riutilizzo della storica caserma di via Rossetti, che
rischia di scivolare nel degrado se non si troveranno istituzioni pubbliche
disposte a rilevarla. Si era parlato della Provincia, che intendeva
trasformarla in un polo scolastico, ma i costi della riconversione sono apparsi
subito proibitivi. Ecco allora la lampadina che si accende: solo un esercito
può essere interessato a una caserma. Andati a vuoto i primi contatti con i
ministri della difesa austriaco e sloveno, si è affacciata la prospettiva di
un'intesa con Mosca. Trieste è già meta di molti oligarchi russi,
che qui hanno acquistato residenze di lusso, e l’idea di creare un pensionato per
i militari dell’Armata Rossa a riposo, nostalgici dello scomparso impero
sovietico, è venuta da sé. Da quanto si apprende, per rendere più familiare il
soggiorno degli ospiti, la struttura manterrà i connotati di caserma, con
dotazione di armi leggere e forse di qualche carro armato. La stessa vita
interna sarà scandita dalle norme della disciplina militare (sveglia all’alba,
adunata, alzabandiera eccetera). Non sappiamo se il “battaglione” di soldati in
pensione verrà impegnato anche in (finte) manovre sul Carso, ma di certo in
via Rossetti torneranno ad echeggiare i comandi militari, a risuonare l’inno
nazionale ed a sventolare la bandiera. Ma saranno la bandiera rossa e l’inno
dell’Unione sovietica.
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