Appassionati di cultura nordica fin da ragazzi, due giovani triestini, A.M. e L.G., avevano approfittato del Festival Triskell del giugno scorso per sposarsi con il caratteristico rito celtico, officiato da un vero e proprio druido. Dopodiché avevano deciso di andare a convivere. Come purtroppo accade, però, le cose hanno preso subito una pessima piega e la convivenza si è rivelata impossibile. Nulla di irreparabile, ha pensato A., proponendo alla ragazza, nonché “sposa celtica”, di tornare alla situazione precedente. L. si è detta d’accordo, a condizione che si procedesse alla rescissione del matrimonio con rito celtico, ovvero ad un autentico e regolare “divorzio celtico”. E ciò richiede che il marito trascorra sette notti fuori casa, dormendo accovacciato sulla soglia. Comprensibile lo sconcerto del povero A., che ha chiesto di potersi sottoporre ad una versione edulcorata del rito, scontrandosi però con l’irremovibilità di L., fermamente intenzionata a veder rispettati i riti celtici che hanno accompagnato la lunga frequentazione con il fidanzato fin dall’adolescenza. Un’intransigenza che, stando a quello che trapela, avrebbe causato furibonde liti, inducendo il giovane a chiedere aiuto al druido che aveva celebrato le nozze poche settimane prima.
Il druido, resosi conto della difficile situazione di A., ha proposto a L. di provvedere lui stesso a sciogliere il matrimonio celtico senza troppe formalità. Apriti cielo. A tali parole L. è montata su tutte le furie, protestando per una soluzione che non è assolutamente contemplata dalla cultura e dai riti celtici, come tutti e tre ben sanno, o dovrebbero ben sapere. Grande deve essere stata la delusione di L., nel vedere che la passione dei suoi amici per la celticità non era poi così profonda. Di fronte all’insistenza del druido nel voler risolvere la questione per le spicce, L. non ci ha visto più e si avventata contro di lui, accusandolo di blasfemia celtica e colpendolo con schiaffi e pugni, arrivando addirittura a minacciare di ucciderlo con un falcetto per il vischio. Inevitabile a questo punto l’intervento degli agenti del 113, che si sono visti costretti a porre la giovane in stato di fermo. Uno di essi l’avrebbe anche sconsideratamente irrisa: “se vuoi ti processiamo con rito celtico”. Rischia ora un provvedimento disciplinare.
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